… Quando si parla di integrazione, si pensa spesso solo
alla disabilità, ma non è proprio così; essa si riferisce ad un processo per
cui due o più elementi si compenetrano o si compensano reciprocamente: si
rendono quindi integri, interi e completi. Applicato alle relazioni umane,
questo processo presuppone che l'essere umano non è completo in sé, non è
sufficiente, come un sistema chiuso, ma si realizza nel rapporto con gli altri
…
Si parla sempre di quanto sia giusto integrare un disabile nella società, di quanto sia importante per loro, ma anche per gli altri, inserirli già in età scolare, dalla materna alle superiori, al mondo del lavoro dove lo è possibile.
Si dice sempre che :
“ L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità costituisce un
punto di forza del nostro sistema educativo. La scuola italiana, infatti, vuole
essere una comunità accogliente nella quale tutti gli alunni, a prescindere
dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita
individuale e sociale. La piena inclusione degli alunni con disabilità è un
obiettivo che la scuola dell’autonomia persegue attraverso una intensa e
articolata progettualità, valorizzando le professionalità interne e le risorse
offerte dal territorio.” (cit.)
Peccato che questa citazione è più detta che pensata,
qui entra il detto “predicar bene e razzolar male”….
Basta vedere come la gente comune, si comporta
normalmente …
Basta vedere quante volte i normodotati occupino i
posti auto dei disabili …
Basta vedere la società cosa offre per integrarli …
Basta vedere come usino la disabilità degli altri per
farsi pubblicità …
Basta vedere come gli adulti educhino i figli nel
rispetto dei disabili …
Basta vedere come curino le barriere architettoniche …
(potrei continuare all’infinito… )
Se mi permetto di scrivere tutto questo, è perché anche
io, da genitore di una disabile, vivo queste situazioni e come me, molti
genitori dell’Associazione di cui faccio parte.
La maggior parte dei genitori di un bambino disabile,
sono allo sbaraglio dal momento che portano a casa il figlio appena nato; si
devono rimboccare le maniche in questa nuova vita che gli ha “investiti”, sicuramente
faranno di tutto per vedere la serenità del bambino, non sapendo mai come sarà
il loro futuro …ma a quale prezzo?
Al prezzo:
di dover sopportare discorsi poco intelligenti …
di dover correre per uffici e riuscire a far valere i diritti del figlio …
di dover essere criticato per le decisioni prese,
positive o negative esse siano …
di trascurare le loro abitudini per il meglio dei figli
…
…in
età scolare …
( se analizziamo le strutture
scolastiche sorge lampante agli occhi che la buona integrazione, a più di venti
anni dalla Legge che ne stabiliva l'attuazione,
non si è ancora completamente
realizzata)
di dover sentire i genitori della classe del figlio lamentarsi
perché il programma scolastico rallenta per colpa del disabile …
di sentire insegnati che per paura non vogliono
assumersi la responsabilità di avere un disabile in classe …
di dover partecipare ai consigli tecnici scolastici e
dover ascoltare certi discorsi… (che tristezza, ma a che livello siamo? …. E
costati che di tutti quelli che si lamentano non se ne presenta nemmeno uno)
di dover comunicare al proprio figlio che non può
partecipare alla gita scolastica perché il pulmino non può trasportare un
disabile o perché la visita che andranno a fare non è accessibile ad una persona
in carrozzina…
dover giustificare i comportamenti delle persone : es.
“mamma, perché non mi ha invitato al suo compleanno? ; “mamma, perché loro mi
guardano e ridono”
ecc…
POSSIAMO
CHIAMARLA INTEGRAZIONE QUESTA?
Deveroso però anche parlare della piccola percentuale di
popolazione che l’integrazione la fa ogni giorno e si muove per farla
funzionare.
Quelle persone che non si fermano davanti alla parola
disabile, perché molte volte la disabilità è solo motoria, molti nostri bambini
non parlano, ma con questo non si può dire che siano stupidi e quello che loro
fanno con i mezzi informatici lo attestano.
La buona integrazione è quella che capisce la realtà
della nostra disabilità e non la considera un ostacolo, ma una risorsa!
Accettare i disabili significa accettare anche tutti gli altri così come sono,perchè in fondo noi tutti, chi più chi meno,con le nostre contraddizioni, debolezze, limiti, egoismi, incomprensioni, siamo tutto questo....e smettiamo di dargli del "poverino".... perché i poveri siamo noi....d'Amore!
Posso solo dire che concordo... parola per parola!
RispondiEliminaGrandissima!
RispondiEliminaAhimè ne ho sentite tante alle riunioni o consigli di classe come rappresentante dei genitori.. e sono arrivata ad una sola conclusione: "la madre degli ignoranti è sempre incinta. ..". Tu sei speciale ed eccezionale. Loro MEDIOCRI.... quanta gente insensibile. ... meriterebbero di provare..... un bacio amica mia. Laura P.
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